I figli maggiori di Carlo I d'Inghilterra
Ritratto di fanciulli
DIPINTO
Tipo:
Opere; DIPINTO; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Hermann Ferrero, preparando la pubblicazione delle lettere di Enrichetta Maria, sposa del re d'Inghilterra Carlo I, alla sorella Cristina di Francia, sposa del duca sabaudo Vittorio Amedeo I, ebbe la fortuna di trovare le indicazioni che misero in piena luce la provenienza di quest'opera (1881, pp. 40-43; Vesme 1885, pp. 150-153). ||In una prima lettera, databile sicuramente al mese di giugno 1635, Enrichetta scrisse "Je vous envoyeray dans une semaine les pourtraits de mes enfants. Vous les usiés eus plus tost; mais ma fille n'à jamais voulu avoir la pasiance de les leser achiever. Tel qu'il est, je le vous envoye; j'en feray faire un autre pour elle, qui sera mieux".||Da una seconda lettera, scritta a ottobre o novembre dello stesso anno, si comprende che Enrichetta aveva nel frattempo ricevuto dalla sorella un ritratto con l'effigie dei nipotini; rispose così: "Je vous remersie des pourtraits que vous m'avés envoyé de vos enfants. Je suis amoureuse de ma nièpce, et pour votre petit fils, je ne l'oserois louer, car il resemble trop au mien. Je vous envoyeray leurs pourtraicts dans une semaine".||Il conte Benedetto Cisa, ambasciatore sabaudo a Londra, in una lettera al duca Vittorio Amedeo I datata 29 novembre 1635, racconta che la regina Enrichetta gli aveva mostrato "les portraits de Messeigneurs les enfants à la Royalle Altesse de Madame": il dipinto venne probabilmente spedito a Torino poco tempo dopo. Giunse troppo tardi per venire registrato da Antonio della Cornia, ma dall'inventario del 1682 sappiamo che venne collocato nella stanza detta "Camera grande" del Palazzo Reale (Musei d'arte a Torino, fasc. II, p. 15), al di sopra di un dipinto di battaglia e poco distante da un quadro rappresentante la "fameglia del Duca di Savoja Vittorio Amedeo con sei figure, due delle quali sono coricate", probabilmente identificabile con quello che venne segnalato in collezione Thaon di Revel come copia dal Cairo (Datta de Albertis 1943, tav. non numerata tra le pp. 48 e 49). Nella stessa stanza "per logica ricongiunzione familiare" venne collocato anche il grande dipinto di Mijtens e Steenwick raffigurante Carlo I d'Inghilterra, che nel 1635 figurava ancora nella Guardaroba del Castello di Rivoli (di Macco 1988, p. 51).||Durante la rivoluzione francese il triplo ritratto venne portato al Louvre, per poi tornare nel 1815 a Torino ed essere inventariato nel 1822 a Palazzo, nella Galleria del Daniel. Nel 1832 entrò in Galleria Sabauda (Griseri 1989, pp. 21-22).||I tre fanciulli ritratti sono rispettivamente Carlo (nato il 29 maggio 1630), principe di Galles, futuro re Carlo II, Maria (nata il 4 novembre 1631) e Giacomo (nato il 14 ottobre 1633), duca di York, futuro re Giacomo II. Quale erede al trono, Carlo si tiene leggermente lontano dai due fratellini e, posando la mano su di uno spaniel dal pelo rossiccio, volge lo sguardo allo spettatore: di questa figura esiste al British Museum un schizzo preparatorio, a carboncino nero, sicuramente eseguito dal vero (Miller, 1982, p. 107). La mela in mano di Giacomo è stata interpretata come simbolo beneaugurante di fecondità; è stato poi ipotizzato che la testa della principessa Maria, leggermente prominente, possa essere legata ai suoi "capricci" durante le sedute di posa e alla richiesta della regina di ritoccarla (Van Dyck 2004, p. 478).||Molti sono i riferimenti letterari evocati per spiegare la nascita di quest'opera ammiratissima, che ancora di recente è stata definita "the most exquisitely painted of all Van Dyck's groups of the royal children and one of the most ravishing works from any stage of his career" (Van Dyck 2004, p. 478): le rose cadute a terra sarebbero un'allusione ai Poet's Good Wishes in cui Robert Herrick esprimeva l'augurio che il piccolo Giacomo potesse crescere come la rosa di Gerico e che il suo piede potesse produrre giardini di rose e di viole (Oliver 1982, pp. 60-61, nota 1); il roseto sullo sfondo potrebbe fare invece eco alla Corona Minerviae, rappresentata davanti ai principini il 27 febbraio 1635, in cui erano nominati i "Trois Fleurs Royales... dont le minois et la gentilesse rendent éternel le printemps" (Egerton, 1999, p. 295).
Data di creazione:
1635 - 1635, sec. XVII, secondo quarto; 1635
Soggetto:
Ritratto di fanciulli
Materia e tecnica:
OLIO SU TELA
Estensione:
altezza: cm 154; larghezza: cm 151
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Oggetti digitali
Indirizzo: Palazzo dell'Accademia delle Scienze, Via Accademia delle Scienze, 6, Torino (TO),inv. 285 (1952)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 01-00217081
In: Dipinti
Identificatore: work_27991
Diritti
Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Detentore dei diritti: proprietà Stato
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale