Tipo:
Luoghi della cultura; Ente/Istituzione
Categoria:
Musei archeologici
La residenza dell'Imperatore Traiano (98-117 d.C.) sorge in un'area naturale impervia e montuosa: la Valle dell’Aniene. Nonostante la distanza da Roma, fin dall'epoca tardo-repubblicana e per tutta l'età imperiale, questi luoghi erano noti e frequentati. Le ragioni di tale frequentazione sono molte: la ricchezza della vegetazione, la presenza di selvaggina, la bellezza dei paesaggi ma, soprattutto, l’abbondanza e salubrità dell’acqua, che in questi ancora oggi sgorga purissima.
Il rapporto tra Aqua e potere è sempre stato strettissimo; e se ciò può dirsi valido per una città come Roma, dove l’acqua era uno strumento di governo, così come per una qualsiasi delle province dell’impero, dalle più aride alle più fertili, lo fu tanto più per un luogo così fortemente caratterizzato dall’Acqua, come la Valle dell’Aniene.
Ai primi acquedotti qui costruiti, l’Anio Vetus e l’Aqua Marcia, entrambi di epoca repubblicana (272 a.C. il primo e 144 a.C. il secondo), seguirono gli interventi di età imperiale, con la costruzione dell’Anio Novus e dell’Acqua Claudia (iniziato con Caligola e terminato con Claudio), conclusi entrambi nel 54 d.C., che resero la valle dell’Aniene unica, in tutto l’impero, per portata complessiva delle sue condotte, oltre 750.000 metri cubi giornalieri, e per la qualità delle sue acque.
All’acqua furono ispirate anche le residenze degli imperatori che scelsero questa valle sia per la suggestione dei luoghi che, in senso strategico, per marcare ancora più evidentemente il presidio imperiale. Prima fra tutte quella di Nerone, sospesa tra le due sponde del fiume Aniene, incastonata in una valle impervia e selvaggia, attorniata da tre laghi artificiali (i simbruina stagna di Tacito – Ann. XIV, 22) ricavati realizzando altrettante dighe, in una suggestiva fusione tra paesaggio naturale e umano, durata oltre 1300 anni (le dighe e i rispettivi bacini crollarono tutti nel medioevo) e degna di un Imperatore come Nerone, “smanioso, com’era, di cose impossibili” ( Tac., Ann. XV, 42).
Qualche anno dopo Traiano, il generale romano che portò alla massima espansione l’impero, forse il più celebre della romanità, l’optimum princeps, fece costruire qui la sua residenza, immersa nel verde lussureggiante degli Altipiani di Arcinazzo, dove praticare l’otium e la venatio.
La “fama” che in quegli anni dovette avere la villa è certamente da giustificarsi: le residenze destinate ad essere frequentate dalla corte dell'imperatore erano decorate in maniera mirabile. L'esito esterno delle murature non era mai quello che oggi osserviamo; esse potevano essere rivestite di marmo, abbellite con affreschi o stucchi, a volte ulteriormente arricchiti da pennellate d'oro. I pavimenti degli ambienti principali erano realizzati attraverso una raffinata tecnica, il cui esito era il cosiddetto opus sectile. Prevedeva l'impiego di marmi sezionati in fogli molto sottili di modo che fosse possibile trarne piccoli elementi sagomati con grande precisione in tessere irregolari. Sebbene soggetta a spogli già a partire dall’età tardo antica-altomedievale e nel Sei-settecento, gli scavi hanno portato alla luce diversi ambienti che conservano ancora integra questa pavimentazione in opus sectile policromo, testimonianza di rara bellezza, degna solo di residenze imperiali
Lo scavo di un ambiente ai lati dell’aula tricliniare ha restituito inoltre una ricchissima decorazione a stucco. È difficile stabilire dei confronti diretti per le decorazioni a stucco della Villa di Traiano, la cui ricchezza è testimoniata, oltre che dalla straordinaria fattura, anche dalle consistenti tracce d’oro che li rivestono raffinato ad altissima purezza, con titolo 970‰ e il 990‰, dimostrazione dell’assoluta ricercatezza non solo estetica ma anche qualitativa adottata nella realizzazione del sistema decorativo della villa di Traiano, il cui studio, lungi dall’essere oggi esaurito, riserva senz’altro ancora moltissime entusiasmanti scoperte.
Il pregio dei materiali, la maestria di artigiani selezionati su tutto l'impero e il prestigio della committenza fecero della Villa dell'Imperatore Traiano una vera e propria “residenza dorata”, motivo di vanto e fama e, nello stesso tempo, di disgrazia e distruzione quando, caduta in disuso, ne fu smarrita l'eccezionale importanza storica e documentale. L’area fu oggetto di spogli sistematici. A Partire dal 1999 la villa è oggetto di scavo archeologico da parte della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale. Dei 5 ettari complessivi di estensione molti, infatti, non sono ancora stati indagati e nascondono un tesoro ancora tutto da svelare.
Il Museo civico Archeologico “Villa di Traiano” è posto all’interno dell’area archeologica in piccolo casale rurale preesistente ed appositamente restaurato; al suo interno ospita tra i più significativi reperti nel corso dello scavo e rappresenta utile compendio alla visita al sito. Una video ricostruzione 3D descrive la storia e l’architettura della villa, mostrando al visitatore come doveva apparire l’area al tempo di Traiano. Il Museo fa parte del Sistema Museale Territoriale Medaniene, una realtà composta da cinque Comuni che rappresentano altrettanti Musei Civici, ognuno dei quali declina il territorio attraverso la propria vocazione, Antropologia, Archeologia e Storia dell’Arte, contribuendo a comporre un mosaico di grande fascino e bellezza. I Musei di Medaniene saranno lieti di ospitarvi e di offrirvi la narrazione di questo territorio, custode consapevole di una storia unica. La nostra.