Tipo:
Luoghi della cultura; Oggetto fisico
Categoria:
Aree archeologiche; Musei archeologici
Responsabile:
Responsabile: SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER L'AREA METROPOLITANA DI VENEZIA E LE PROVINCE DI BELLUNO, PADOVA E TREVISO
L'area archeologica di via dei Pozzi Romani conserva i resti di due delle tre domus romane qui rinvenute nel corso di scavi archeologici a partire dalla metà degli anni Settanta.
Della prima, nota come Domus dei Signini, sono oggi visibili alcuni ambienti con le relative pavimentazioni, esposti all’interno del “Parco dei Signini” nell’area prospiciente la Via dei Pozzi Romani.
Della seconda rimangono i resti di cinque mosaici pavimentali, decontestualizzati ed esposti su pannelli in prossimità di Piazza Cardinal Costantini.
Della terza domus, infine, sono visibili due pozzi originariamente ubicati nel cortile dell'abitazione, attualmente conservati nell'aiuola spartitraffico di Via dei Pozzi Romani.
In un'altra aiuola spartitraffico, tra Via dei Pozzi Romani e Via Claudia, è visibile la ricostruzione, effettuata con materiali antichi, di un tratto di lastricato del cardine massimo.
La storia della Domus dei Signini si sviluppa in quattro principali fasi edilizie, comprese in un arco di tempo che va dall'età tardo repubblicana al IV sec. d.C..
Alla prima fase risalgono il cortile interno (in pianta: C), non coperto e pavimentato con cubetti di cotto, sul quale si aprivano due stanze da letto (in pianta: A, B) e un ambiente più ampio interpretato come sala da pranzo (in pianta: D). Tutti i pavimenti di questa fase della domus erano in cementizio di malta a fondo bianco con inserti di tessere musive (il cosiddetto "opus signinum", da cui il nome della casa) e pseudo-emblema con mosaico bianco e nero. Nella seconda fase, circa un secolo dopo, all’interno della sala da pranzo viene creata una intercapedine per il riscaldamento (ipocausto) e vengono aggiunti due ambienti: un nuovo vano a nord (in pianta: E), con semplice pavimento in mosaico a tessere bianche, e un ambiente absidato a sud (in pianta: F), con pavimento in battuto e nicchia laterale, interpretato come ninfeo. In un momento decisamente più tardo, probabilmente nel III sec. d.C., la casa è oggetto di una terza fase di ristrutturazione, durante la quale viene realizzato un ambiente (in pianta: H) con muretti in materiale di riporto e pavimentazione in cubetti di cotto. Al IV sec. d.C. risale l’ultimo intervento di ristrutturazione della casa, testimoniata dall’inserimento di un vano (in pianta: L) nel settore sud, nettamente distanziato dal resto del complesso.
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