Il Rojale, terra ricca di fertili campagne e corsi d’acqua divenne al termine della Seconda Guerra Mondiale la capitale della lavorazione del cartoccio di granturco (scus’di blave).
I manufatti creati erano sporte, apprezzate in Italia e all’estero per la loro fattura, resistenza e qualità. L’attività produttiva raggiunse un livello tale che il numero delle esportazioni raggiunse i primi posti nella classifica dei prodotti italiani più venduti all'estero. Poco prima degli anni '50 la produzione subì una grave crisi a causa della bassa redditività, dell'emigrazione e del trasferimento della lavorazione delle brattee in Croazia dove, dato il tenore di vita più basso della popolazione locale, gli stessi manufatti erano venduti ad un costo minore.
Nel 1950 il parroco di Cortale, don Mario Fabrizio, prese a cuore questa forma di artigianato familiare e diede avvio ad un grande progetto per evitare la sua scomparsa. A partire degli anni ’60 ottenne l'istituzione della Scuola Professionale per Cartocciaie e nel 1964 fece nascere la Cooperativa Artigiana Cartocciai Friulani che, prima di terminare la propria attività nel 1987, riunì un centinaio di soci.
Oltre alle sporte rustiche e alle borse raffinate, furono realizzati molti altri oggetti. Alcuni di questi piccoli capolavori si possono ammirare nella piccola esposizione di Reana del Rojale.
Collezione
L'esposizione comprende oggetti di diverso tipo che dimostrano come, da una materia prima povera ma facilmente lavorabile, si possano creare prodotti vari ed elaborati. E’ una mostra permanente che attraverso gli oggetti, le fotografie e i pannelli esplicativi fa conoscere uno dei tanti aspetti dell’ingegno contadino della terra, friulana, dove fino agli anni ‘50 del secolo scorso, era necessario lottare per la sopravvivenza. Con il cartoccio venivano realizzate tante cose, tra cui: ceste e borse, calzature, portalampade, soprammobili per la casa.
Ambienti
L’esposizione è suddivisa in due sale:
nella prima stanza troviamo il paravento esposto nel 1995 all’Università della Terza Età di Udine, opera di grande abilità, borse di varie dimensioni, un coprilampada del 1953, bottiglie di vino e due quadri.
Raffinato è il lettino per bambini del 1955, esposto in una delle prime mostre: oltre alla delicatezza dell’insieme non passa inosservata la spalliera abbellita dai disegni che rappresentano quattro bambini.
Vediamo anche calzature femminili, come pantofole e sandali col tacco e la zeppa lavorati a treccia da indossare evitando il contatto con l’acqua. Non mancano ceste, cestini vari, piccole gerle, sporte e borse grandi e piccolissime.
Molto graziose sono le bamboline realizzate negli anni ’70 richieste in modo particolare dagli emigranti, che rientrando per brevi periodi nel paese di nascita, prima di ripartire, desideravano portare a casa un ricordo della loro terra.
Ci sono anche gli oggetti per uso domestico come un appendiabiti, una sedia degli anni ’60 e un portagiornali.
La seconda stanza racconta la religiosità dei cartocciai: vediamo i Presepi, le campanelle Pasquali e un'originalissima Madonna di Lourdes che appare a Bernardette.
Oltre al sentimento religioso, vengono ricordate anche le attività del passato grazie alle splendide bamboline rievocative dei vecchi mestieri e lavori domestici. Altre piccole bambole invece rappresentano i momenti gioiosi e ludici della vita: come la danza e il fidanzamento.