Trionfo della morte
Dipinto murale
Tipo:
Opere; Dipinto murale; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
L'affresco fu dipinto dopo il 1441 nel prospetto sud del cortile interno di palazzo Sclafani nel momento della sua trasformazione in Ospedale; mentre nel prospetto est fu dipinto dopo qualche tempo, sempre a fresco, l'Ultimo Giudizio, oggi completamente perduto per la costruzione di una scala interna.Il Trionfo della Morte si è sempre prestato ad interpretazioni molto varie, per la difficoltà di riconoscere il pittore o pittori , per la varietà di elementi che formano il linguaggio dell'artista, intessuto di richiami alle tradizioni figurative fiamminghe, borgognone, aragonesi e italiane.Il transvolare della Morte a cavallo è reso sensibile oltre che dal movimento anche dalla progressione, da sinistra a destra, degli effetti della sua azione: si lascia alle spalle alcune figure, va oltre i laici e i religiosi che le giacciono ai piedi, ormai esanimi e incalza con nuove frecce un gruppo di gaudenti, altri infine, ancora ignari, oziano dinanzi ai giochi d'acqua di una fontana. La scena risulta divisa in tal modo in tre gruppi ed in ognuno spiccano figure di intensa espressività : nel gruppo di sinistra un cieco guidato da un cane e la figura di una donna orante dal capo velato; in quello di destra, oltre al papa, l'imperatore, il re e un vescovo, si notano alcuni frati. L'ultimo gruppo vede una dama e un giovane trafitti; dietro cui dame danzanti al suono di un liuto e nel fondo giovani dai costumi sfarzosi. Estranei alla scena sono due personaggi che guardano verso lo spettatore: il più anziano regge la stecca ed il pennello, mentre il più giovane ha un vasetto di colori. Sono verosimilmente i due autori dell'affresco, ma chi fossero e a quali scuola appartenessero non è chiaro. Gli studi del Novecento hanno fatto fronte alla assenza di notizie specifiche sul dipinto analizzandone ad ampio raggio le componenti culturali, così da giungere ad una lettura dell'opera estremamente articolata, ricca di supposizioni diverse, che finiscono con l'integrarsi a vicenda nel contesto della pittura alla metà del Quattrocento in ambito mediterraneo, terreno di coltura da cui nasce l'affresco. I documenti dell'epoca consentono di formulare delle ipotesi sulla committenza, circoscrivendo il campo ad alcuni nomi, quali Giuliano Majali (1390-1470), direttamente coinvolto nell'impresa della fondazione dell'Ospedale Grande di Palermo, Simone Beccadelli, vescovo di Palermo dal 1445 al 1465 e Antonio Beccadelli detto il Panormita (1394-1471). Dal 1429 Giuliano Majali, benedettino del convento di San Martino delle Scale presso Palermo, svolgeva compiti di ambasciatore presso la corte aragonese di Alfonso. In quello stesso anno si materializzava l'idea di fondare un Ospedale grande che riunisse in un unica struttura gli ospedali minori della città . Durante il suo secondo soggiorno palermitano Alfonso, che sostò proprio a San Martino, propose al Majali la sede di Palazzo Sclafani come convento per i monaci del suo ordine, offerta rifiutata a favore del progetto di ospedale cittadino. Acquistato l'immobile nel 1435, il sovrano lo affidò al Majali nominandolo nel 1446 amministratore perpetuo dell'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo, probabilmente in via di definizione, e si suppone che proprio a questi anni risalga il Trionfo. La datazione del dipinto perciò si attesterebbe ai primi anni quaranta, assumendo il 1441, data scritta sul frammento cartaceo ritrovato nella muratura sottostante l'affresco, come termine post quem. L'autore si suppone sia un francese che giunse a Napoli presso re Renato e si fermò poi sotto Alfonso, dopo avere toccato altre città italiane. La formazione d'origine, a cui si intrecciano gli elementi culturali italiani, si denota nelle fogge dei personaggi: abiti, capigliature e copricapi. Merita attenzione la proposta che allarga il campo di indagine alle “arti applicate�, vetrate e arazzi, ai cui cartoni lavorarono numerosi pittori. Tra essi è stato opportunamente ricordato Louis Borrassà , il quale aveva avuto tra gli allievi un siciliano. Il riferimento alla presumibile dimestichezza del Maestro come cartonista cresce di credibilità al confronto con le Storie di San Bernardino della cappella La Grua Talamanca presso il complesso di Santa Maria di Gesù di Palermo, affreschi andati perduti ma di cui abbiamo riproduzioni fotografiche e disegni, talora attribuitigli. Le Storie di San Bernardino, sollecitano infatti un rimando immediato alle pitture su vetro delle cattedrali del gotico d'oltralpe. L'attribuzione delle Storie di San Bernardino al Maestro del Trionfo è meritevole di considerazione, già il Di Marzo riteneva che gli affreschi in Santa Maria di Gesù potessero essere opera di Riccardo Quartararo, possibile aiuto del Maestro del Trionfo della Morte. Fra le due opere è stato inoltre ipotizzato un rapporto di continuità : conclusa l'esperienza dell'affresco in Palazzo Sclafani, l'ignoto aiuto del Maestro del Trionfo, si sarebbe dedicato al ciclo in Santa Maria di Gesù.
Affresco murale
Data di creazione:
1441 - 1456, Sec. XV, Metà ; 1441 - 1456
Soggetto:
Trionfo della morte
La morte, su un cavallo scheletrico ma con l'intatta criniera spiegata al vento., irrompe in un giardino e semina scompiglio con frecce letali tra giovani gaudenti e nobili donzelle, dopo aver sterminato le gerarchie terrene - laici e religiosi, papi e imperatori - i cui corpi ormai spenti giacciono esanimi, risparmiando quasi per beffa il gruppo di miserabili e derelitti che pure la invoca.
Materia e tecnica:
Intonaco/ terra/ pittura a tempera
Estensione:
altezza: cm 600; larghezza: cm 642