Polittico di San Gregorio
Religione: Madonna con Bambino
Madonna con Bambino in trono tra i Santi Gregorio e Benedetto, San Gabriele Arcangelo e la Madonna Annunciata
Annunciazione
Polittico
Tipo:
Opere; Polittico; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Antonello De Antonio detto Antonello da Messina (1430 - 1479)
Il polittico di San Gregorio fu commissionato da suor Fabia Cirino, badessa del monastero di ordine benedettino di Santa Maria extra moenia o di San Gregorio, il cui arme gentilizio della importante famiglia di appartenenza è visibile nel pannello con San Gregorio Magno. Il pagamento dell'opera fu effettuato a rate, come si riscontra nel documento stilato dal procuratore del monastero Giacomo Rizzo in data 9 marzo 1473. Detto procuratore si impegnava a fornire ad "Antonio De Antonio" sei salme di mosto ricavate dalla successiva vendemmia, equivalente al valore di un'oncia d'oro a saldo del prezzo pattuito, purtroppo non menzionato. Il debito fu regolarmente estinto il 18 settembre dello stesso anno.Fra le due tavole dell'Annunciazione era collocato un altro pannello raffigurante, presumibilmente, o la Pietà o il Cristo morto sorretto da angeli e seduto su un sarcofago aperto, come è possibile ipotizzare da confronti con altri esemplari che attingono dal prototipo antonelliano e che presentano le due varianti. Il dipinto è andato perduto forse già nel 1537, quando il polittico venne smembrato e portato in una sede ignota, a causa dell’abbattimento del complesso religioso dovuto alla ricostruzione delle nuove mura cittadine. Nel 1570 il nuovo monastero fu riedificato sul colle della Caperrina sotto il titolo di San Gregorio, ed è forse presumibile che nello stesso periodo il polittico possa aver fatto ritorno. Cronache ottocentesche danno informazione sul precario stato di conservazione delle tavole poste in diversi luoghi del monastero. Nel 1842 i tre dipinti inferiori furono sottoposti a maldestri restauri effettuati dal pittore Letterio Subba, che provocarono la scoloritura della veste rosa della Madonna adagiata sulla pedana, la spulitura del trono e l'innesto di una tavola di pino in quella con San Benedetto, presumibilmente in ciliegio. Probabilmente le cattive condizioni dell’opera e le continue critiche da parte di studiosi spinsero le monache di San Gregorio a cedere il polittico al Museo Civico. Il trasferimento nella nuova sede dell’ Università, dovette accadere immediatamente dopo la visita del Cavalcaselle nel 1860, anno in cui lo studioso vide ancora l’opera nel parlatorio e la disegnò nei particolari. Nel 1901 il polittico fu riportato nei locali dell'ex monastero di San Gregorio, istituito a museo per decreto ministeriale a seguito delle leggi eversive dopo l'Unità di Italia. Danni irreparabili subì nel terremoto del 28 dicembre del 1908, rimanendo per giorni sotto le macerie esposto alle intemperie. L'opera fu in parte restaurata tra il 1912-1914 da Luigi Cavenaghi a Milano che tracciò il perimetro di alcune sezioni della figura di San Gregorio. Nel 1941 intervenne l'Istituto Centrale del Restauro rimuovendo le integrazioni del Cavenaghi, mentre nel 1979 il dipinto con l'Angelo annunciante fu ripristinato da Ernesto Geraci, che terminò il restauro delle rimanenti parti tra il 1996-2006. La maturità dell'impostazione spaziale e la qualità dell'invenzione figurativa resa perfetta nella minuzia del dettaglio, pone Antonello in circuito di ampio respiro, partecipe con un linguaggio proprio nelle vicende dell'arte italiana del Rinascimento. La poliedrica personalità artistica si afferma nel polittico di San Gregorio con equilibrata formula tra premesse culturali siciliane e napoletane già fortemente acquisite e superate con esperienze successive, ove echi catalani e fiamminghi sono dosati attraverso una moderna visione pierfrancescana arricchiti dalla conoscenza veneta col Bellini e da contatti veronesi e padovani.
Il polittico si compone di cinque tavole lignee ripartite su due livelli e dipinte a tempera grassa.
Data di creazione:
1473, Sec. XV, Terzo quarto; 1473
Soggetto:
Religione: Madonna con Bambino
Madonna con Bambino in trono tra i Santi Gregorio e Benedetto, San Gabriele Arcangelo e la Madonna Annunciata
Annunciazione
L'opera raffigura, nella parte superiore, l'arcangelo Gabriele e l'Annunciata, in quella inferiore, la Madonna con Gesù Bambino tra i Santi Gregorio e Benedetto. La Regina Coeli, dal capo scoperto coronato di rose sorrette da angeli, siede su un semplice trono. Sulle sue ginocchia il Bambino nudo reca al collo un rametto di corallo e stringe nella mano sinistra una mela, con l'altra prende alcune ciliegie offerte dalla Madre. La Vergine indossa abiti lussuosi, secondo la moda del tempo, con corpetto rosso damascato che emerge da una tunica rosacea, ampio manto decorato a motivi floreali incisi e lumeggiati in oro, riscoperti nel recente restauro. I Santi laterali sono lievemente orientati verso le figure centrali. I paramenti liturgici e gli attributi iconografici definiscono le eminenze ecclesiali, San Gregorio Magno con il triregno papale e San Benedetto con la mitra vescovile. La granitica posizione dei Santi è movimentata dalla fuoriuscita di ambedue le punte dei piedi dalla pedana di appoggio e dei pastorali sospesi nel vuoto che, insieme ad altri singolari espedienti prospettici, quale la collana pendente, danno una tangibile sensazione di realismo. Nei pannelli superiori si svolge la scena dell'Annunciazione con l'angelo benedicente ritratto di profilo e a mezzobusto, affiorante da un parapetto. Dal lato opposto la Vergine, con il capo reclinato e sguardo rivolto verso il basso, ascolta con umile accettazione. La figura è posta dietro un davanzale, identico a quello dell’angelo, da cui emergono simbolici steli con garofano e giglio, libri chiusi appoggiati in modo scomposto e sporgenti con una inedita visione prospettica. Tutte le figure sono collocate in uno spazio unitario, formato da un fondo dorato interrotto in basso da un divisorio in mattoni grigi. La cornice, non più esistente e presumibilmente in legno intagliato e dorato, contribuiva ulteriormente ad unificare il complesso svolgimento della sacra rappresentazione. L’intelaiatura decorativa, infatti, era stata progettata anche per supportare realisticamente l'architettura, in modo tale da far sembrare le immagini superiori inserite veramente in un piano sovrastante. La firma dell'autore e la data 1473 si rilevano entro un cartiglio, posto sotto la figura della Madonna, accanto ad una collana di trentotto granati pendente dalla pedana aggettante.
Materia e tecnica:
Tavola/ pittura a tempera grassa
Estensione:
altro: cm Larghezza scomparto destro inferiore: 63
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
Quest'opera di MetsTeca è distribuita con Licenza Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale.
Oggetti digitali
Indirizzo: Museo Maria Accascina, Viale della Libertà, 465, Messina (ME), Sicilia - Edificio ex Filanda Mellinghoff, Piano terra, Sala III, parete frontale,inv. A 980 (1929 post)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 19-00349886-0
In: Collezione storico artistica della Galleria Maria Accascina
Identificatore: work_68896
Diritti
Diritti: Regione Sicilia
Detentore dei diritti: Proprietà Ente pubblico territoriale
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale