Psiche venerata come una dea incorre nelle ire di Venere
Tipo:
Opere; dipinto; Immagine fissa
Categoria:
Pittura
Autore:
Pippi Giulio detto Giulio Romano
Il secondo lacunare ottagonale prospiciente la parete d'ingresso alla camera di Psiche (ovest) raffigura Psiche adorata dagli uomini come la nuova Venere (Apuleio, Metamorfosi, IV, cap. 29). La fanciulla, figlia di una coppia di sovrani e terza di tre sorelle, è dotata di una bellezza straordinaria, tale per cui uomini e donne provenienti da svariate regioni accorrono ad adorarla tributandole gli onori fino a quel momento riservati a Venere. L'ira della dea, dettata dalla gelosia, è la conseguenza immediata di questo nuovo, indebito culto. Nella scena, Psiche siede su un'alta roccia; sotto di lei, accorre la folla dei fedeli, nella quale spiccano una donna con cesto ricolmo di fiori e colombe sul capo e, in primo piano, la figura di un uomo in atto di sacrificare un volatile (sempre una colomba) sulla fiamma di un braciere; arretrati, a sinistra, avanzano fanciulli musicanti, mentre al centro, oltre le teste delle figure visibili, si scorgono mani adoranti, in atto di sollevare fiaccole in direzione della nuova Venere. Sullo sfondo, piccole figure si sporgono dalla balconata di un edificio circolare ornato da arcate cieche tra paraste, allungando le braccia in segno di devozione. La composizione è impostata sulla diagonale che collega Psiche, seduta in posa serpentinata di memoria michelangiolesca, all'imponente vittimario in primo piano: sulle vesti di queste due figure si concentra la luce del dipinto, pronta a riflettersi, rinforzata dalla fiamma, nel metallo del braciere ma anche a venire meno, con rapidità, nei punti inferiori della composizione e tra le rocce su cui siede la protagonista. Stando al testo di Apuleio (IV, cap. 29), la scena apre la narrazione che si dipana tra gli ottagoni del soffitto, benché l'inizio del racconto possa essere anche individuato, senza problemi nell'interpretazione, nell'ottagono adiacente in cui Venere, gelosa e adirata per il culto tributato alla mortale in vece sua, indica Psiche ad Amore (IV, capp. 30-31). Il dipinto è realizzato a olio su un intonaco di malta finissima, applicato a stuoie di canne intrecciate, a loro volta ancorate al telaio ligneo portante della volta. Ideazione e disegno spettano esclusivamente a Giulio Romano, benché l'esecuzione pittorica non sia a lui attribuita dalla critica: Hartt ipotizza la mano di Gianfrancesco Penni, mentre Oberhuber avanza il nome di Benedetto Pagni, in nome della potente plasticità delle figure. Come tutte le scene dipinte della volta, anche quella in esame presenta ridipinture, mappate durante le analisi preventive al restauro ICR del 1986. Tutti i pannelli presentavano, prima del restauro del 1986, cadute di colore, ridipinture più e meno estese e una patina superficiale bruna: la scelta metodologica attuata dai restauratori ICR è stata quella di rimuovere tale patina ma di conservare i ritocchi dei precedenti interventi, a meno che questi non fossero visibilmente alterati o che non fosse necessario sacrificarli per mettere in opera interventi conservativi. Si osserva un'estesa lacuna in corrispondenza della testa di Psiche, ripresa e reintegrata a velatura nel corso del restauro del 1986, che ha rimosso un precedente, rozzo intervento di integrazione effettuato, con ogni probabilità, da Raffaldini. La perdita, in quest'area, di pittura e intonaco originali è forse da leggere in riferimento alla caduta di un non precisato frammento di intonaco dalla volta, registrata nel 1927 a seguito di un'esercitazione di artiglieria nei pressi del palazzo.
Data di creazione:
1526 - 1528 ca.; sec. XVI, secondo quarto; 1526 - 1528
Soggetto:
mitologia
Psiche venerata come una dea incorre nelle ire di Venere
Materia e tecnica:
olio su intonaco
Estensione:
altezza: cm 180
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
Quest'opera di MetsTeca è distribuita con Licenza Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale.
Oggetti digitali
Indirizzo: Museo Civico di Palazzo Te, Viale Te, 13 - Mantova (MN), Italia - proprietà Comune di Mantova
Data di modifica: 1913 - 1919; 1940 - 1943; 1968; 1986
Riferimenti
È riferito da: scheda ICCD OA: 0302129002-7.2
In: Complesso decorativo di Palazzo Te
Identificatore: work_6531
Diritti
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale