albero della croce
dipinto
Tipo:
Opere; dipinto; Oggetto fisico; ambito umbro-riminese
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Pacino di Buonaguida (1303 - 1339)
La grande tavola proviene dal convento delle Clarisse di Monticelli, dal quale fu spostata in occasione del trasferimento delle suore francescane in Via dei Malcontenti, nel 1531. Con la soppressione napoleonica del 1808, la tavola passò nella vicina Montedomini, dove fu trovata nel 1849 e subito condotta alla Galleria dell'Accademia. La provenienza dal monastero francescano delle Clarisse è confermata anche dalla presenza di Santa Chiara, sotto l'albero della Croce e di un'altra clarissa, forse Agnese sorella di Chiara e badessa nel convento di Monticelli in uno dei tondi cristologici dell'Albero. Anche il soggetto è tipicamente francescano, ed è ispirato al "Lignum Vitae" di San Bonaventura da Bagnoregio, un opuscolo ascetico di meditazioni sulla vita di Cristo in cui l'antico motivo dell'Albero della Vita del Paradiso e la croce di Cristo vengono fusi (Thode). Lo schema del testo, diviso in dodici "rami" o "frutti" e quarantotto capitoli o meditazioni, è fedelmente riprodotto nella rappresentazione di Pacino nei dodici rami da ognuno dei quali pendono quattro medaglioni, ad eccezione dell'ultimo in alto a destra che ne ha tre perché il capitolo quarantotto è rappresentato nella cuspide: ciascun "frutto" simboleggia una virtù di Cristo che viene enunciata entro un medaglione posto in cima ad ogni diramazione. La narrazione procede da sinistra a destra e dal basso verso l'alto. Ispirate invece a tradizioni mistiche più antiche sono le rappresentazioni del Paradiso terrestre, dei Profeti e dei Santi (Marcucci). L'elaborata iconografia dell'"Arbor Vitae Crucifixae Jhesu Christi" è legata anche alla predicazione di fra' Ubertino da Casale nel 1305 e costituisce anche la prima visualizzazione dei più importanti trattati della corrente spirituale dell'ordine. La sua realizzazione sembra da mettere in rapporto con la presenza a Firenze dello stesso Ubertino da Casale (Ciardi Dupré Dal Poggetto). L'attribuzione a Pacino di Bonaguida, proposta dal Thode, è accettata dalla quasi totalità della critica, specie a partire dagli anni Trenta del Novecento. Tra i dissensi più autorevoli da citare il Berenson che la ritiene opera di un anonimo umbro-riminese e il Toesca che vedeva intrecciarsi su una base giottesca influssi oltremontani. Pur riconoscendo la paternità di Pacino, studiosi come il Salmi hanno voluto vedere nel gusto narrativo l'influsso dell'ambiente riminese, o bolognese (Coletti). Senza dubbio nelle storie dei medaglioni si riscontra l'influsso della miniatura coeva come sottolineato da Marcucci. La stessa Marcucci propone una datazione tra il 1305 e il 1310, alla quale sono favorevoli gli studi più recenti (Boskovits, Tartuferi, Freuler, Kanter). Ad una datazione più tarda, nel secondo decennio, è favorevole Smart. Mentre lo Spagnesi, ritiene probabile una datazione addirittura alla fine del secondo decennio e una collaborazione nella parte inferiore del cosiddetto Maestro della Bibbia Trivulziana. Suddivisione di ruoli non accolta dalla scheda del recente catalogo dell'Accademia, in quanto tendente a negare l'attività di miniatore di Pacino di Buonaguida. Secondo quest'ultima nella tenera e delicata figura del Cristo l'artista sembra rifarsi al prototipo del Cristo giottesco di S. Felice in Piazza, ma l'eleganza calligrafica, il modellato morbido, il recupero nelle quasi tardogotiche storie della Genesi del gusto narrativo fiorentino della fine del Duecento, rendono probabile una datazione tra 1310 e 1315.
Tavola cuspidata provvista di cerniere laterali che fanno supporre l'originaria presenza di bandelle.
Data di creazione:
1310 - 1315, sec. XIV; 1310 - 1315
Soggetto:
albero della croce
Materia e tecnica:
tavola/ pittura a tempera/ doratura a foglia
Estensione:
altezza: cm 248; larghezza: cm 151
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
Quest'opera di MetsTeca è distribuita con Licenza Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale.
Oggetti digitali
Indirizzo: Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI) - piano terreno, Sala del Duecento e del primo Trecento,inv. Inv. 1890, n. 8459 (1890 post)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 09-00281046-0
In: Capolavori della Galleria dell'Accademia
Identificatore: work_63736
Diritti
Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Detentore dei diritti: proprietà Stato
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale