Tipo:
Opere; statua; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Statua maschile acefala, con guanti nella mano sinistra
Non si conosce il luogo dal quale Lasinio levò la statua per esporla in Camposanto prima del 1829. Collocata nel corridoio nord sopra l'urna romana n. XXIV (C 12 est), sotto le "Storie di Esaù e Giacobbe" (foto Chaufforier 2029), nel 1935 fu inserita tra le opere del Museo dell'Opera del Duomo (Loggetta). Smantellato quest'ultimo, la statua è rimasta nei depositi della Primaziale fino al 1992, quando venne esposta alla mostra sarzanese Niveo de Marmore. La statua si presenta priva della testa e dell'oggetto che il personaggio reggeva con la mano destra; il recente restauro ha riportato le superfici, prima fortemente annerite, ad una migliore leggibilità, confermando la buona qualità del pezzo. L'opera, indicata semplicemente nell'Ottocento come di scuola pisana, venne collegata stilisticamente da Papini con i resti della tomba Gherardesca, mentre Enzo Carli la accostava ai "Consiglieri" di Arrigo VII di Tino di Camaino, come parte di una tomba sconosciuta di un personaggio del seguito imperiale (1934a) o della stessa tomba dell'Imperatore (-1935a). Più recentemente Gert Kreytenberg -(mostrando di ignorare i contributi di Carli) riprendeva l'ipotesi di una attribuzione a Tino e di un collegamento con la tomba di Arrigo VII, identificando la figura con Bartolomeo e supponendo una sua collocazione sull'altare de dicato a quel santo che le fonti indicano esistente sotto il sepolcro dell'Imperatore, morto appunto nel giorno di S. Bartolomeo dell'anno 1313. L'ipotesi di identificazione è da respingere: l'oggetto che compare nella man o sinistra del personaggio è chiaramente un paio di guanti di tipica foggi a trecentesca, come intendono gli altri commentatori, e non può certo esse re interpretato come un frammento di pelle umana (allusivo al martirio di S. Bartolomeo) come vorrebbe Kreytenberg. I guanti e il "lucco" indossato dalla figura identificano, come ribadiva Carli (1986), un personaggio di a mbito civile e non religioso. Per quanto riguarda la ricostruzione dell'altare di San Bartolomeo (ripresa con varianti da Naoki Dan) si deve ricordare che nel 1494 dall'altare stesso venne tolta una tavola dipinta e non d elle sculture (BACCI 1921); inoltre, da documenti dell'Opera (ASP, Opera, 494, c. 79v, Inventario del 1369, segnalato da Antonino Caleca) l'altare, già menzionato nel 1315, risulterebbe dotato solo al tempo dell'Imperatore Carlo IV, quarant'anni dopo. Appare probabile che Tino non abbia mai eseguito statue destinate all'altare, che d'altronde non sono esplicitamente indicate nei documenti originali del 1315. Lo stile dell'opera riconduce comunque a Tino di Camaino, per la salda volumetria, la compostezza del panneggio e la singolare prominenza della figura, che ricorda la caratterizzazione tipologica dei "Consiglieri" di Arrigo VII. L'esecuzione del frammento deve perciò porsi nella bottega di Tino, a una data vicina al 1315, e d hanno probabilmente ragione Carli e Kreytenberg a ritenerlo un prezioso autografo del maestro (per lo studioso tedesco, di qualità superiore agli stessi "Consiglieri"). L'ipotesi di una possibile appartenenza originaria alla tomba di Arrigo VII appare quindi degna di essere riconsiderata, proponendo però una diversa collocazione nell'insieme per questo personaggi o "laico". Per motivi sia di stile che di inserimento nella composizione, ci sembra invece da respingere la recente riproposta (MARTELLI 1983-84) d i una originaria appartenenza della statuetta alla tomba Gherardesca (v. l e analoghe considerazioni di M. Burresi in 09/00235633(0)).
Data di creazione:
sec. XIV; 1315
Materia e tecnica:
marmo
Estensione:
altezza: cm 66; larghezza: cm 20; profondita': cm 20
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Oggetti digitali
Indirizzo: Museo Nazionale di S. Matteo, Museo Nazionale di S. Matteo, Lungarno Mediceo, Pisa (PI), inv.
Riferimenti
È riferito da: Scheda ICCD OA: 09-00235637
In: Museo Nazionale di San Matteo
Identificatore: work_57257
Diritti
Detentore dei diritti: detenzione Stato, Museo Nazionale San Matteo
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale