Ciclo di affreschi della Casa Panigarola già Visconti
Tipo:
Opere; dipinto; Oggetto fisico
Categoria:
Pittura
Autore:
Il ciclo di affreschi è ricordato per la prima volta dal Lomazzo (1584), e poi dal Della Torre (1714), e dal Latuada (1738); una precisa descrizione degli affreschi è riportata dal De Pagave (in Pedretti 1977, p. 129), che ricorda anche alcuni restauri e stacchi degli affreschi, seguiti nel XVIII secolo, per mutare l'originaria architettura della sala, eseguiti quando la casa apparteneva alla famiglia Borri. C. Ricci (1902) tentò l'identificazione dei vari personaggi, sulla base delle testimonianze del Lomazzo, nonchè del committente, suggerendo il nome di Gottardo Panigarola, uomo di fiducia di Galeazzo Maria Visconti, e successivamente di Ludovico il Moro. L'ipotesi di Santambrogio (1902), secondo il quale il palazzo apparteneva alla famiglia Visconti, è stata confermata dalle ricerche d'archivio di Sironi (1978): i Panigarola furono proprietari del palazzo solo dal 1548, mentre in esso vi risiedeva dal 1486 Gasparo Ambrogio Visconti, che, secondo importanti documenti, era in rapporti di amicizia con il Bramante dal 1487. I loro comuni interessi per la poesia, giustificherebbero pertanto la presenza, nel ciclo di affreschi, accanto ad uomini d'arme, anche di un poeta e di un cantore. Secondo Mulazzani (1977, p. 6-11), il ciclo rappresenterebbe lo Stato Perfetto, basato sull'equilibrio dei quattro elementi: il fuoco (camino), l'acqua (la vasca ai piedi dell'uomo con lo spadone), l'aria (la finestra del salone), la terra (il mappamondo fra Eraclito e Democrito); infine le lettere LX dovrebbero essere identificate con LEX. Tuttavia, poichè le figure dei due filosofi erano collocate in una stanza attigua a quella degli uomini d'arme, essi dovevano invece alludere ad un significato neoplatonico dell'intero complesso, trovando così diretta corrispondenza nelle teorie di Ficino: infatti in un gruppo che ornava la sua Accademia, vi erano raffigurati proprio questi due filosofi, raffigurati da Pollaiolo o da Botticelli. Bramante, nella realizzazione del ciclo di casa Panigarola, si sarebbe dunque ispirato alla concezione neoplatonica ficiniana del culto dell'eroe. Ciardi Duprè (1983) interpreta invece il ciclo come esaltazione della temperanza platonica, fatta di forza fisica (gli uomini d'arme) e di elevazione spirituale, fatta di musica (il cantore) e di poesia (l'uomo incoronato d'alloro). La critica ha sempre insistito sul rapporto fra la realizzazione di queste figure e la cultura urbinate (Melozzo da Forlì e lo Studiolo di Palazzo Ducale). Recentemente la Dalai (1977) ha ricostruito accuratamente l'impianto prospettico del ciclo, sottolineando come l'artista, abbandonando le regole prospettiche albertiane, avesse ribaltato in avanti il piano di appoggio delle figure, che finiscono per incombere sullo spettatore.
Data di creazione:
1490 ca. - 1492 ca.; sec. XV; 1490 - 1492
Soggetto:
Uomini d'arme
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Oggetti digitali
Indirizzo: Pinacoteca di Brera, via Brera, 28 - Milano (MI), Italia, inv. Reg. Cron. 1240 - proprietà Stato: Pinacoteca di Brera
Riferimenti
È riferito da: scheda ICCD OA: 0300097733-0
In: Collezione pittura dal XIV al XVII secolo
Identificatore: work_28767
Diritti
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale