SALOMONE ADORA GLI IDOLI
DIPINTO
Tipo:
Opere; DIPINTO; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Ricci Sebastiano (1659 - 1734)
L'esecuzione dell'opera e del suo pendant (inv. 454, cat. 595) è documentata da un nota di pagamento, tra i conti della Real Casa, datata 17 agosto 1724, nella quale si legge che al pittore Sebastiano Ricci, residente a Venezia, è assegnata la somma di 1039 lire e 14 soldi per aver fatto due quadri raffiguranti "Abramo che discaccia Agar" e "Salomone indotto dalle donne ad incensare l'idolo dei Moabiti" da utilizzarsi come "sopraporte nel gabinetto grande dell'appartamento della Real Principessa in Torino" (documento pubblicato in A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, vol. III, Torino 1968, p. 924). Nell'inventario dei dipinti di Palazzo Reale redatto nel 1754 i due quadri raffiguranti "Salomone che incensa gli idoli" e "Abramo che licensia Agar e Ismaele" sono segnalati, con il n. d'ordine 66, nella "Camera del Letto di S. M." (S. Pinto a cura di, Musei d'arte a Torino. Cataloghi e inventari delle collezioni sabaude, fascicolo III, Torino 1994, p. 4). Francesco Bartoli nel 1776 li indica nella "Stanza colla volta dipinta dal Cav. Daniel Saiter; che vi figurò Diana, che scende dal cielo a ritrovare l'addormentato Endimione" (camera da letto del re) (Notizie delle pitture, sculture ed architetture che ornano le Chiese, e gli altri Luoghi Pubblici di tutte le più rinomate Città d'Italia, Venezia, presso Antonio Savioli, 1776, I, p. 38). Nel Catalogue des Tableaux des plus excellens Peintres Italiens Flamands et hollandois Existans Dans les Galleries Appartamens Cabinets de S. M. le Roi de Sardaigne compilato da Pietro Paolo Wehrlin nel 1777 sono registrati in una camera attigua alla Galleria del Daniel: "[209] Salomon qui encense l'Idol/ Abram qui renvoye Agar,/ et Ismail/ peints par/ Sebastien Ricci" (S. Pinto, a cura di, Musei d'arte a Torino. Cataloghi e inventari delle collezioni sabaude, fascicolo IV, Torino 1994, p. 6). Nel 1819 Modesto Paroletti li vede nella camera da letto dell'Appartamento d'inverno (Turin et ses Curiositiés ou description historique de tout ce que cette capitale offre de remarquable dans ses monuments, ses édifices et ses environs, Torino 1819, p. 44).||Un inventario topografico fatto redigere da Carlo Felice nel 1822 dice le due tele collocate nella Camera da letto del Re (Conoscere la Galleria Sabauda, Torino 1982, pp. non numerate).||I due registri inventariali della regia pinacoteca del 1851 e del 1853, il catalogo di Benna (Catalogue des tableaux, bas-reliefs et statues des diverses écoles exposés dans la Galerie Royale de Turin, Torino 1857, p. 52, n. 158) e quello del Callery (La Galerie Royale de Peinture de Turin, Torino 1859, p. 164, n. 158) segnalano la tela in questione nella sala n. 6 di Palazzo Madama, prima sede del museo. Nel 1884 risulta esposta nell'Undicesima Sala (dedicata alle diverse scuole della pittura italiana del XVII e XVIII secolo) al secondo piano del Palazzo dell'Accademia delle Scienze, dove la Galleria era stata trasferita dal 1865 (F. Gamba, Guida od indicazione sommaria dei quadri e capi d'arte della R. Pinacoteca di Torino, Torino 1884, p. 74, n. 275). Nel 1899 appare, invece, ubicata nella Sala Ventesima insieme alle altre opere di Sebastiano Ricci e di altri pittori veneti (A. Baudi di Vesme, Catalogo della Regia Pinacoteca di Torino, Torino 1899, p. 159, n. 599).||O. Kutschera-Woborsky, nel primo studio critico dedicato all'attività di Ricci per Torino (Sebastiano Riccis Arbeiten fur Turin, in "Monatschefte fur Kunstwissenschaft", VII, 1915, p. 402), riscontrava in tutte le opere eseguite dal pittore per la capitale sabauda uno stile accademico dovuto all'influenza della contemporanea pittura francese, opinione condivisa da Roberto Longhi, fatta eccezione per il San Sebastiano destinato alla Venaria Reale, considerato assai vivace e pittoresco (Studi giovanili 1912-1922, Firenze 1961, p. 369). ||Noemi Gabrielli definiva, invece, "bellissime" le due sovrapporte con Salomone e Agar, mettendone in evidenza i violenti e luminosi contrasti cromatici che "frazionano con gusto squisitamente settecentesco le masse e fanno pensare a lontani echi del Solimena" (Aggiunte a Sebastiano Ricci, in "Proporzioni", III, 1950, p. 207).||Rodolfo Pallucchini notava nei due dipinti un approfondimento cromatico in direzione veronesiana che faceva delle due opere "uno dei raggiungimenti più validi del gusto riccesco, per la luminosità argentea che rende vivace il ritmo rococò delle composizioni" (La pittura veneziana del Settecento, Venezia-Roma 1960, p. 15). Vincenzo Golzio (Seicento e Settecento, Torino 1960, tomo II, pp. 1170) inseriva la tela con Salomone, insieme all'Assunzione della Vergine di Budapest e al bozzetto per la pala della chiesa di San Carlo a Vienna, tra le opere caratterizzate dalla maniera più sciolta e animata dell'artista, condotta con pennellata brusca, rapida e abilissima e anticipata nelle decorazioni eseguite a palazzo Marucelli e a palazzo Pitti a Firenze. (continua in OSS)
Data di creazione:
1724 - 1724, sec. XVIII, primo quarto; 1724
Soggetto:
SALOMONE ADORA GLI IDOLI
Materia e tecnica:
OLIO SU TELA
Estensione:
altezza: cm 128; larghezza: cm 151; altro: cm misure con cornice: 152 x 175 x 6.8 cm
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
Quest'opera di MetsTeca è distribuita con Licenza Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale.
Oggetti digitali
Indirizzo: Palazzo dell'Accademia delle Scienze, Via Accademia delle Scienze, 6, Torino (TO) - secondo settore delle collezioni dinastiche: da Vittorio Amedeo I a Vittorio Amedeo II,inv. 470 (1952)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 01-00217077
In: Dipinti
Identificatore: work_27987
Diritti
Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Detentore dei diritti: proprietà Stato
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale