armatura a cavallo
Tipo:
Opere; armatura a cavallo; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Mussone Giovanni (1835 - 1850)
L'armatura e la barda risalgono alla fine del Quattrocento o all'inizio del Cinquecento. Giunsero in Italia forse con un carico di ferrovecchio acquistato ad Istanbul ed entrarono in Armeria Reale dopo il 1840, verosimilmente fra il 1841 e il 1845. Il complesso è probabilmente ottomano, ma non si può escludere una sua appartenenza all'ambito culturale mamelucco, dal momento che anche in quest'area venivano utilizzati armamenti simili. I Mamelucchi, dinastia di guerrieri schiavi che deteneva il potere in Egitto, nel 1517 fu sgominata dagli Ottomani e armatura e barda potrebbero essere state catturate allora. Passarono per l'arsenale che gli Ottomani, dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, avevano installato nell'antica basilica bizantina di Sant'Irene, e ne portano il marchio, punzonato più volte. Elementi caratteristici sono l'elmo conico e scanalato, con nasale e paraguance, ma soprattutto il sistema di lamelle, esteso a coprire anche il dorso e i fianchi dell'animale. Nello specifico, per la barda non si esclude anche una possibile pertinenza all'ambito persiano, mentre per l'armatura del cavaliere si ritiene più probabile una provenienza turca, come dimostrano la forma del copricapo e la presenza del marchio dell'Arsenale di S. Irene a Istanbul all'interno di una piastra e in misura circa due volte e mezzo maggiore del solito.||Dalla documentazione di archivio risulta che l'armatura venne sostanziosamente restaurata da G. Mussone tra il 1846 e il 1848. Nella nota di pagamento datata al 5 febbraio 1846 (Fasc. 114, sottofasc.15, Archivio Storico dell'Armeria Reale) si elencano i rifacimenti relativi all'armatura del cavaliere, mentre la nota di pagamento del 17 aprile 1848 (Fasc. 114, sottofasc. 17, Archivio Storico dell'Armeria Reale) documenta i rifacimenti della barda. Secondo G. Dondi e M. Sobrito Cartesegna (in Mazzini 1982) è possibile che Mussone abbia eseguito i restauri utilizzando del ferro vecchio o parti metalliche invecchiate magistralmente (possibile interpretazione dell'espressione "dare il biggio"), tanto da rendere piuttosto arduo il riconoscimento delle parti rifatte. A tal proposito non bisogna escludere che l'elenco compilato da Mussone possa essere stato "arricchito" dallo stesso, includendo anche parti non rifatte; valga come esempio la menzione dei "pedoni" (schinieri più scarpe) riguardo ai quali sembra abbastanza esagerato che sia arrivato a tanto perfezionismo da rifare il marchio dell'Arsenle di Sant'Irene presente nello schiniera sinistra. Riguardo al marchio solitamente attribuito all'Arsenale situato nella basilica di S. Irene a Istanbul secondo Ünsal Yücel (in Nickel 1969) potrebbe derivare dal marchio del bestiame dei Kaiy, una delle ventiquattro tribù turche originarie del secolo XII. Conservato dagli ottomani esso fu poi utilizzato anche su bandiere, tende e monete. Nei secoli XV e XVI divenne molto frequente per poi scomparire nel sec. XVII. Secondo l'interpretazione di E. von Lenz (in Nickel 1969), il marchio potrebbe invece rappresentare un segno di "visto", semplificazione della parola turca"imtichan" (buono, adatto), che veniva impresso sulle canne delle armi turche nei secc. XVIII e XIX. Lo studioso segnala anche che la maggior parte degli oggetti con il marchio di S. Irene hanno antiche riparazioni e che il marchio non era esclusivo dell'arsenale citato.||L'Armeria Reale di Torino possiede altre armature turche, la B.50 e la B.51, varie protezioni del torso, testiere da cavallo e armi difensive di tipo persiano.||Per una bibliografia si veda: A. Angelucci, Catalogo della Armeria Reale illustrato con incisioni in legno, compilato dal Maggiore Angelo Angelucci per incarico del Ministero della Casa Reale, Torino 1890; G.C. Stone, A Glossary of the Construction, Decoration and Use of Arms and Armour,1934; H. Nickel, A Knightly Sword with Presentation Inscription, in Metropolitan vol. 5, 1972; F. Mazzini (a cura di), L'Armeria Reale riordinata, Torino 1977; F. Mazzini (a cura di), L'Armeria Reale di Torino, Busto Arsizio 1982; P. Venturoli, L'Armeria Reale. Guida Breve, Torino 2001; P. Venturoli, F. Cervini, La Galleria Beaumont. Percorso di visita, Torino 2005, p. 174.
Armatura araba con relativa barda, in lamelle e maglia di acciaio.||Armatura del cavaliere composta da: elmo, goletta, giaco, spallacci, cannoni di antibraccio, manopole, cosciali, ginocchielli, schiniere e scarpe a lame con sproni. Barda costituita da: testiera, briglia (morso, falseredini e redini moderne), pettiera, fiancali, collo (criniera e gola), groppiera (groppa e balzana), sella (arcioni e staffe).||Armatura del cavaliere attualmente montata su un manichino moderno con testa ottocentesca restaurata; barda collocata su un cavallo in legno ottocentesco. Tutto il complesso è posizionato su un basamento in legno, anch'esso ottocentesco.
Data di creazione:
1490 - 1510, secc. XV/ XVI 1846 - 1846, sec. XIX 1846 - 1848, sec. XIX 1848 - 1848, sec. XIX; 1490 - 1510; 1846; 1846 - 1848; 1848
Materia e tecnica:
acciaio/ doratura; acciaio/ incisione; acciaio/ punzonatura; acciaio/ sbalzo; acciaio/ traforo; acciaio; ferro/ doratura; ottone
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Oggetti digitali
Indirizzo: Armeria Reale, Piazza Castello, 191, Torino (TO) - Galleria Beaumont, finestra 12, centro,inv. 694 (1988)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 01-00214170-0
In: Armi e armature
Identificatore: work_15556
Diritti
Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Detentore dei diritti: proprietà Stato
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale