armatura doppia a cavallo
Tipo:
Opere; armatura doppia a cavallo; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Della Cesa Pompeo (1537 - 1610)
In quest'armatura quasi ignorata, mancante nell'elenco di Thomas e Gamber delle opere di Pompeo, eleganza di forme e disegno, fantasia e sontuosità vanno di pari passo con la perfezione tecnica e ulteriormente chiariscono il culmine raggiunto dall'autore. La forma generale sia dell'elmo, molto raccolto, sia delle altre pezze è quella, armonica e misurata, che l'artista applica già dagli anni '80: quella delle armature di Borromeo e Farnese e della guarnitira VOLAT; fa eccezione la buffa con guardagoletta molto alto ed angolato (nelle guarniture "del giglio" e VOLAT è piuttosto basso ed arrotondato). Nel disegno questa supera tutte le altre: le bande sono ormai superate fin dal tempo della guarnitura "del Giglio Farnese" (ca. 1585/86; Napoli, Capodimonte 1205 e 3507), ma gli eleganti motivi di questa sono assai meno "orgogliosi" di quell'imponente giglio e d'altra parte, pur occupando tutte le superfici, non hanno la ripetitività delle piccole guarniture di Milano (Poldi Pezzoli 342) e Torino (C 21/ C 186 ecc.). Anche il motivo a tessuto è dunque superato nell'impostazione, questa si avvicina piuttosto all'elmetto SIC di Vincenzo I Gonzaga (1592; Milano, Poldi Pezzoli 2591), ma con altra raffinatezza tecnica e dando piena libertà alla fantasia, poichè i temi sono numerossissimi. S'impone sia per la posizione, sia perchè nettamente separata dal resto, la Madonna col Bambino avente caratteri simili a quelli della Vergine di Guadalupa, venerata in Spagna: Milano in quest'epoca è infatti dominata dagli spagnoli. Il tema religioso, per altro, è presente anche nel San Giorgio e nei vari angeli, di sagoma più comune, mentre il "cherubino" al centro del petto sembra il frutto di più ispirazioni, unendo in sè un certo che di Eolo soffiante e qualcosa di quei selvaggi dal capo piumato, confermato dall'"homo salvaticus" ripetuto sulla schiena e sulla testiera, mentre il tema mitologico è ampiamente rappresentato da Diana, dai centauri, dalle sirene alate e da un'infinità di altri esseri favolosi, interpretati con fantasia ulteriormente brigliata e libera anche nei particolari: i centauri, ad esempio, hanno le zampe di toro anzichè di cavallo, i delfini sono proboscidati. Il tutto visto in chiave grottesca ed eseguito con grande precisione e sicurezza di tratto. Nei bordi tornano con discrezione i trofei, come se l'autore intendesse con essi ricordare le opere giovanili. L'armatura proviene dalla casa dei conti Martinengo della Fabbrica, di Brescia, ma non sembra possibile attribuirla a Girolamo Martinengo, morto nel 1570, cioè venti o trent'anni troppo presto. L'insieme comprendeva una barda di fattura moderna. Sulla base dei simboli descritti (la Madonna, il cherubino piumato, il selvaggio) si potrebbe pensare, in pura ipotesi, ad un committente spagnolo, oppure italiano molto legato agli Spagnoli, con interessi nelle colonie. F. Mazzini (a cura di), L'armeria Reale riordinata, Torino 1977.||Per una bibliografia si rimanda a:||V. Seyssel d'Aix, Descrizione della Reale Armeria di Torino, Torino 1840, n. 34; Angelucci A., Catalogo della Armeria Reale, illustrato con incisioni in legno, compilato dal maggiore Angelo Angelucci per carico del Ministero della Casa Reale, Torino 1890, pp. 53-55; J. Gelli e G. Moretti, Gli armaroli milanesi. I Missiglia e la loro casa, Milano 1903, p. 84 e t. IX; G. C. Stone, A Glossary of the Construction, Decoration and Use of Arms and Armor, New York 1934, f. 122; J. F. Hayward, Historical Arms and Armour in the Armeria Reale of Turin, in Bolltettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Torino 1948, p. 188; B. Thomas e O. Gamber, L'arte milanese dell'armatura, in Storia di Milano vol. XI, Milano 1958, pp. 697-841; L. G. Boccia e E. T. Coelho, L'arte dell'armatura in Italia, Milano 1967; AA.VV., L'Armeria Reale riordinata, Torino 1977; P. Venturoli e F. Cervini, La Galleria Beaumont, percorso di visita, Torino 2005, pp. 141-142.
Armatura equestre composta da armatura del cavaliere e barda. ||La decorazione, all'acquaforte a risparmio, a disegni forbiti su fondi graniti e dorati, copre con continuità tutte le superfici. Sull'armatura del cavaliere sono rappresentati ampi girali vegetali terminati da teste e da figure grottesche; il bordo è decorato con trofei d'armi dorati su fondo granito e nero; l'orlo è a tortiglione. La barda presenta una decorzione a foglie d'acanto dorate lungo l'orlo di tutte le pezze che la compongono, mentre sul resto della superficie sono incisi ad acquaforte girali vegetali e vari motivi fitomorfi.||L'armatura del cavaliere è montata su un manichino moderno (2005); la barda è montata su una scultura a forma di cavallo ottocentesca.
Data di creazione:
1590 - 1600, secc. XVI/ XVII 1842 - 1842, sec. XIX 1842 - 1890, sec. XIX; 1590 - 1600; 1842; 1842 - 1890
Materia e tecnica:
acciaio/ acquaforte; acciaio/ doratura; acciaio/ incisione; acciaio/ sbalzo; acciaio; argento/ laminazione; cuoio; ferro/ doratura; ferro/ incisione; ferro/ sbalzo; filo dorato; ottone/ doratura; ottone; piume di struzzo; tela; tulle; velluto
Estensione:
altezza: cm 176; larghezza: cm 90; lunghezza: cm 240
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Oggetti digitali
Indirizzo: Armeria Reale, Piazza Castello, 191, Torino (TO) - Galleria Beaumont, finestra 3, al centro,inv. 759 (1988)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 01-00213960
In: Armi e armature
Identificatore: work_15540
Diritti
Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Detentore dei diritti: proprietà Stato
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale