Tipo:
Luoghi della cultura; Ente/Istituzione
Categoria:
Musei storici
Il Museo ha il nome di Giovan Battista Rubini, virtuoso del bel canto, vissuto tra il 1794 ed il 1854 figlio d'arte.
Dopo l'esordio professionale al S. Moisè di Venezia nel 1815, veniva il trasferimento a Napoli, con gli impegni al teatro S. Carlo. Sostenuto dall'impresario Barbaya otteneva in rapida successione alla metà degli anni '20 importanti scritture a Vienna e da Parigi, dove si affermava come indiscusso interprete dell'opera di Rossini. Ma sarà la musica di Vincenzo Bellini a portare Rubini a completa maturazione: il trionfo alla Scala di Milano nel '27 lo consacrava tenore di prima grandezza nel melodramma romantico.
Dagli anni trenta, per quindici anni il cantante passa di successo in successo, calcando in tournée le scene dei principali teatri europei della Francia, certamente il paese più frequentato, all'Inghilterra, dalla Prussia ai Paesi Bassi, dalla Spagna alla Russia, disponendo di un invidiabile repertorio, in grado di spaziare dall'opera settecentesca, a quella di Rossini per finire con le composizioni d'avanguardia di Bellini e Donizzetti.
Tutto nella casa - museo istituita per volontà testamentaria della moglie nel 1872 - parla di una vita spesa per la musica, dalla ricca decorazione degli ambienti ai numerosi cimeli. Frequenti sono naturalmente i ritratti del tenore tra i quali spiccano i due dipinti ad opera di Pietro Lucchini (1799-1883), artista bergamasco ben introdotto nell'ambiente musicale per essere cognato del cantante Domenico Donzelli. La tela più antica delle due, che ritrae Rubini a mezzobusto nel fiore degli anni, risale al 1832: eseguita a Parigi venne esposta all'accademia di Brera a Milano nello stesso anno. Più tardi, nel 1850, e sempre del Lucchini, che evidentemente mantenne duraturi rapporti con il tenore, è il Ritratto a figura intera (conservato nella Sala del Pirata) in cui Rubini appare con la divisa di Colonnello dei Musici di tutte le Russie, insignitogli dallo Zar, dopo i successi a Mosca e a Pietroburgo. Si tratta di un tipico ritratto ambientato in cui ogni particolare, dal pianoforte, alla partitura musicale, alle onoreficenze, concorre a determinare un'immagine del tenore nel suo ruolo professionale.
Numerosi sono i ritratti di personaggi della famiglia; ma l'immagine più ricorrente é quella della moglie, effigiata sia su tela, ad opera di G. Bonchot nel 1828 - il dipinto è conservato nella Sala detta ""del Biliardo"" - , che in miniatura. La Comelli viene anche ritratta, con l'adozione di tecniche più povere, in immagini di repertorio destinate ad un'ampia diffusione. E' il caso della litografia in cui figura in costume di scena ai piedi del Rubini durante l'interpretazione del Pirata di Vincenzo Bellini, uno dei maggiori successi del marito. Tra i cimeli più preziosi in memoria delle carriere congiunte di Adelaide e Giovan Battista Rubini a favore del bel canto merita un cenno la bella medaglia d'impronta neoclassica con i due ritratti di profilo, fatta coniare in bronzo, argento e oro dall'unione Filarmonici di Bergamo nel 1830. Purtroppo nulla rimane del favoloso Tesoro Rubini disperso in asta pubblica alla fine dell'Ottocento per far fronte alle complesse volontà testamentali di Adelaide Comelli che dispose, onorando i desideri del marito, la costituzione di tre impegnative istituzioni - un orfanotrofio maschile, una scuola ginnasiale ed una casa ricovero per gli artisti di musica. Il Tesoro del quale rimane testimonianza negli inventari redatti in occasione dell'asta, era costituito da gioielli e preziosi accumulati dai coniugi nel corso della loro vita, costellata oltre che da brillanti successi professionali, da straordinari riconoscimenti di carattere economico.