storie di San Benedetto
Tipo:
Opere; dipinto murale; Oggetto fisico
Categoria:
Pittura
Autore:
Gli affreschi di questa cappella (la terza a destra) sono opera di Giovanni Ghisolfi (1661), che forse si occupò anche delle quadrature (le note del Manoscritto Braidense le assegnano a Francesco Villa ). Si tratta della sua prima importante opera lombarda dopo il soggiorno a Roma, iniziato nel 1650 presso Salvator Rosa. L'artista mostra di ispirarsi alla pittura di Pietro da Cortona, alla pittura emiliana e romana del tempo, nonchè al Veronese e a Daniele Crespi, attivo nel coro e nel presbiterio della chiesa della Certosa. La decorazione è dedicata alla vita di San Benedetto, a sottolineare le radici benedettine dell'ordine certosino, sempre uguale a se stesso attraverso il tempo e i mutamenti ("Chartusia numquam reformanda quia semper eadem"). Il racconto biografico si sviluppa sull'intera superficie parietale della cappella. Partendo dalla controfacciata, si incontra un piccolo riquadro con l'episodio giovanile del miracolo del serpente nel vaso. Segue sulla parete destra l'incontro con i pastori, che in un primo momento non avevano riconosciuto il Santo, vestito di pelli. Nel riquadro principale della stessa parete è rappresentato l'incontro con il re dei Goti, Totila, il quale volle mettere alla prova le doti profetiche del Santo mandando al suo posto il suo scudiero vestito da re. Il terzo episodio della parete mostra la penitenza nel roveto, che il Santo si sarebbe inflitto per scacciare pensieri impuri ispirati dal diavolo. Sulla parete frontale, continuando da destra a sinistra, si incontrano il Miracolo del bambino, la Predica (dove il Ghisolfi si ritrae tra la folla degli astanti) e la Fondazione dell'abbazia di Montecassino. Negli sguinci della finestra sono raffigurati a monocromo la Monacazione di San Placido a sinistra e il suo Salvataggio dall'annegamento. Secondo i Dialoghi di San Gregorio, il piccolo Placido sarebbe caduto nel lago mentre stava attingendo acqua. Per salvarlo dalla corrente San Benedetto avrebbe ordinato a Mauro di correre in suo soccorso e questi senza accorgersene avrebbe miracolosamente camminato sulla superficie dell'acqua, traendo in salvo il fratello. La parete dell'altare presenta gli ultimi due episodi: a destra l'Abbattimento della statua di Apollo e a sinistra una scena che è stata interpretata come il Miracolo del muratore (A. Spiriti, 2008), nel quale il Santo avrebbe risanato un giovane monaco rimasto schiacciato dalla caduta di una parete in costruzione. L'episodio potrebbe essere anche interpretato come la Morte del sacerdote Fiorenzo, che, geloso della santità di Benedetto, aveva cercato di ucciderlo con del pane avvelenato e di corrompere nello spirito i suoi discepoli, tanto da costringere Benedetto a trasferirsi altrove. Per questo venne colpito dall'ira divina e morì sotto le macerie del terrazzo su cui stava gioendo, crollato sotto i suoi piedi. A supporto di questa ipotesi si può notare che nella scena non sembra essere effigiato San Benedetto, riconoscibile per il saio che lo contraddistingue negli altri riquadri. La narrazione si inserisce in una ricca cornice architettonica, con riquadri decorati da teste angeliche e mascheroni, e anche all'interno delle scene compaiono colonne scanalate, capitelli decorati da ovoli , fregi e archi in rovina su cui cresce la vegetazione, nonchè gustose notazioni paesaggistiche in cui il Ghisolfi era maestro. L'impostazione basata sui piani multipli ricorda la decorazione dell'aresiano Palazzo Besozzi Casati a Cologno Monzese.
Data di creazione:
1661; sec. XVII; 1661
Soggetto:
storie di San Benedetto
Materia e tecnica:
intonaco/ pittura a fresco
Estensione:
altezza: cm 640; larghezza: cm 508
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Oggetti digitali
Indirizzo: viale Monumento, 4 - Certosa di Pavia (PV), Italia - proprietà Stato: Demanio
Riferimenti
È riferito da: scheda ICCD OA: 0300702321-0
In: Cappelle
Identificatore: work_85510
Diritti
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale