Croce reliquiario della Passione
reliquiario
Tipo:
Opere; reliquiario; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
Holzmann Bernardo (1685 - 1728)
Alla Fock (1972) va il merito di avere rintracciato nella Guardaroba Medicea un documento fondamentale relativo alla "Croce della Passione" del Museo dell'Opera del Duomo. Esso, datato 14 settembre 1618, rivela il nome del suo artefice, l'orafo di corte Cosimo Merlini, e il costo complessivo per la sua realizzazione pari a 2.000 scudi in tutto. Dalla preziosissima "Relazione delle Sante Reliquie" fatta nel 1615 dal vescovo di Cortona Cosimo Minerbetti (pubblicata da Cionacc neli 1685 e ripresa dal Richa), si ricava che già a quell'epoca era stato approntato un modello o un disegno della croce, voluta da Cosimo II e destinata a contenere alcune importanti reliquie del Duomo. Secondo il De Migliore (1684) l'arredo fu donato alla cattedrale da Maria Maddalena d'Austria, ancora vivente il marito, per riporvi le reliquie della Passione "che prima erano in una croce antica di legnio". Secondo alcune fonti dell'epoca, tali reliquie erano state portate a Firenze in parte nel 1439 al tempo del Concilio, in parte nel 1454 dopo la catuta di Costantinopoli. La loro origine orientale è testimoniata dalla croce gemmata racchiusa nella teca superiore e dalla croce lignea nella teca centrale con ghiere a filigrana d'oro e al centro, su una faccia, una placchetta circolare smaltata con l'immagine di Cristo tra le iniziali greche "IC XP" e sull'altra un cammeo con Cristo benedicente, entrambe opere di oreficeria bizantina del secolo XI o XII. Nel 1700 la preziosa custodia fu sottoposta a un vasto intervento di restauro, di cui resta una dettagliata relazione stilata dal cancelliere dell'Opera del Duomo Filippo Serenai (pubblicata in Cocchi 1901, p. 24). Fu in tale occasione che venne aggiunta la base a volute fogliate in rame dorato eseguita dall'argentiere Bernardo Holzman, che vi incise la sigla "OPA" e la data "1700". Come ossarvato da Maria Sframeli (in "Seicento fiorentino", pp. 473-474, n. 5.7), il "topazio d'India" collocato alla sommità dell'opera riproduce a grandezza naturale il cosiddetto "Fiorentino", il celebre diamante di colore giallo paglierino, oggi perduto, acquistato a Roma il 12 ottobre 1602 per Ferdinando I da Orazio Rucellai e pagato l'incredibile cifra di 34.000 scudi.
Il manufatto appare sostenuto da uno zoccolo ottagonale gradinato e modanato, sopra cui poggia il piede ad ampie volute della croce. Questa, in lamina d'oro su anima di rame e ferro, presenta profilo sagomato decorato da smalti policromi e pietre preziose. I terminali sono arricchiti da tre teste di cherubino che incorniciano piccole teche ottagonali. All'incontro dei bracci, entro una teca circolare cinta da una corona di spine con granati e perle, si trova la reliquia del Sacro Legno, legata pur essa in oro, con un cammeo da un lato e uno smalto sull'altro. All'interno del braccio minore e di quello maggiore della croce, protette da lastrine di cristallo, si trovano altre reliquie.
Data di creazione:
1618 - 1620, sec. XVII; 1618 - 1620
Materia e tecnica:
perla/ foratura; granato/ incastonatura; ametista/ incastonatura; smeraldo/ incastonatura; topazio/ incastonatura; acquamarina/ incastonatura; corniola; oro/ sbalzo/ cesellatura/ incisione; smalto; rame/ sbalzo/ doratura; cristallo
Estensione:
altezza: cm 174; larghezza: cm 130
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Oggetti digitali
Indirizzo: Palazzo dell'Opera del Duomo, Firenze (FI) - Cassetta delle Reliquie. Terza teca. Piano Terra.
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 09-00227645
In: Tesoro dei Medici: Museo dell'Opera del Duomo
Identificatore: work_69105
Diritti
Diritti: Opera di Santa Maria del Fiore
Detentore dei diritti: proprietà privata
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