Vaso “Alhambra�
Raffigurazione fitomorfica
Vaso
Tipo:
Opere; Vaso; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
L'attribuzione del vaso a maestranze di ceramisti attivi a Malaga fra la fine del XIII e i primi del XIV secolo è corroborata dai puntuali confronti con gli altri esemplari di questa particolare tipologia di manufatto la cui diffusione in ambito mediterraneo seguì canali diversi da quelli della ceramica d'uso, essendo destinata ad una committenza alta, con un valore eminentemente decorativo, se non simbolico e religioso. Si ipotizza infatti che la denominazione “Alhambra� possa riferirsi all'impiego che di tali grandi anfore a lustro metallico veniva fatto nel palazzo dell'Alhambra.Il vaso, così come quello conservato presso l'Istituto de Valencia de Don Juan a Madrid, riporta una ubicazione originaria presso la Chiesa della Madonna del Paradiso di Mazara del Vallo (TP), anche se è testimoniata dall'insigne Michele Amari, precursore degli studi di arabistica in Italia, la presenza dell'esemplare di palazzo Abatellis presso il palazzo che i Burgio, conti palatini, abitavano in Mazara nel 1868. Altre fonti storiografiche a carattere locale riferiscono che nella sacrestia della chiesa della Madonna del Paradiso si trovava “..un artistico vaso colorito, ed a stile greco, donato da D. Andrea Perrone, aromatario; il quale, dopo il decesso di M.D. Carmelo Valenti (redentorista a Mazara dal 1858 al 1882), durante l'amministrazione economale, dal Palazzo del vescovo è stato portato segretamente al Museo di Palermo�. Le due anfore ebbero dunque, nel corso del XIX secolo, ubicazioni diverse, pur trovandosi entrambe a Mazara. Una di esse presa la via del mercato antiquario, intercettata dal decano degli studi sull'arte andalusa dei primi del Novecento, Manuel Gomez-Moreno che la dirottò nel 1926 all'Istituto de Valencia de don Juan di Madrid, l'altra si fermò al Museo di Palermo. Pur registrato nel “Giornale d'entrata� dell'antico Regio Museo di Palermo come proveniente dalla chiesa della Madonna del Paradiso di Mazara, è tuttavia possibile che il vaso, poi trasferito nella nuova sede museale di Palazzo Abatellis, sia in realtà quello proveniente da casa Burgio, stante la citazione dell'Amari, mentre sul mercato antiquario e poi al museo di Madrid, sarebbe finito quello proveniente dalla sacrestia della chiesa, secondo un percorso non chiaro in tutti i suoi passaggi.Resta da indagare in che epoca e in quale circostanza i due esemplari siano giunti in Sicilia. È possibile che il loro arrivo risalga al tempo del Giovanni Burgio, vescovo di Mazara dal 1458 al 1467, illustre antenato della famiglia che nel XIX secolo possedeva il vaso.Soltanto a partire dalla fine del XIX è possibile reperire le pur esigue notizie sul vaso che, nel vecchio Regio Museo, allocato presso il complesso conventuale degli Oratoriani, occupava il centro della così detta “Sala araba�. A metà degli anni Cinquanta il vaso fu trasferito, insieme alle collezioni di arte medievale e moderna, nella nuova sede di Palazzo Abatellis.
Grande vaso biansato dipinto a lustro metallico con iscrizione a caratteri cufici.
Data di creazione:
1290 - 1310, Secc. XIII - XIV, Fine/inizio; 1290 - 1310
Soggetto:
Raffigurazione fitomorfica
Grande anfora del tipo “Alhambra� dipinta a lustro metallico color oro su fondo bianco, con grande iscrizione a caratteri cufici, motivi fitomorfi stilizzati e palmette.
Materia e tecnica:
Ceramica/ smaltatura/ a lustro metallico
Estensione:
altezza: cm 125; altro: cm Circonferenza: 205
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
Quest'opera di MetsTeca è distribuita con Licenza Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale.
Oggetti digitali
Indirizzo: Palazzo Abatellis o Patella, Via Alloro, 4, Palermo (PA), Sicilia - Ala del quattrocento, piano terra, sala III,inv. 5229 (1954)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 19-00349880
In: Collezione storico artistica di Palazzo Abatellis
Identificatore: work_68948
Diritti
Diritti: Regione Sicilia/Assessorato Regionale dei Beni Culturali e della Identità Siciliana
Detentore dei diritti: Proprietà Ente pubblico territoriale
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale