ritratti di Francesco Maria della Rovere
dipinto
Tipo:
Opere; dipinto; Oggetto fisico
Categoria:
Opere d'arte visiva
Autore:
La prima notizia di questo ritratto si ha verso il 1536 in una lettera diFrancesco Maria della Rovere; Francesco Maria si premurò di inviare a Venezia l'armatura perchè Tiziano potesse copiarla nei minimi particolari, reclamandone poi con vivacità l'immediata restituzione, forse perchè l'armatura rappresentava il simbolo di un suo momento militare e politico particolarmente glorioso quali forse il congresso di Bologna del 1593 in cui Carlo V, dopo aver stipulato la pace con i veneziani guidati da Francesco Maria, venne incoronato imperatore e pubblicamente lodò le virtù e il valore del della Rovere consentendogli di portare la spada imperiale come prefetto di Roma. E' probabile che proprio in quella occasione il duca ordinasse il ritratto a Tiziano, che si trovava a Bologna, dove per altro effigiò lo stesso Carlo V e Ippolito de' Medici. Che il duca della Rovere intendesse essere ritratto nel piano della sua gloriosa potenza è confermato sia dalla posa scelta, esemplata su quella dell'imperatore Claudio raffigurato da Tiziano nella serie dei dodici Cesari nel palazzo Ducale di Mantova testimoniatoci dall'incisione del Sadeler, che dalla presenza degli attributi della sua carriera militare e dal motto "SE SIBI" che compare nel cartiglio appeso al ramo di rovere, che, se non è una delle imprese attribuite solitamente al duca, potrebbe forse sottolineare la volontà di Francesco Maria di combattere per la gloria sue e della casata della Rovere. A Firenze il dipinto è ricordato per la prima volta nel 1652 con una semplice descrizione: "Il Duca d'Urbino armato". Da Urbino giunsero due ritratti del Duca della Rovere, entrambi elencati nella 'Nota di quadri di buona mano" nel 1631, ma la suggestiva ipotesi di Bernini-Pezzini, secondo cui uno di essi, andato perduto, ripetesse il disegno a figura intera conservato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, non è dimostrabile. Il dipinto in esame fu invece senza dubbio inviato nella Guardaroba di Vittoria della Rovere e quindi nel 1652 inviato nella camera della Granduchessa dove si trovava ancora nel 1694. Grazie alle fonti documentarie pubblicate dal Gronau, le referenze archivistiche e la larga fortuna nella letteratura antica e contemporanea, non c'è motivo di dubitare dell'autografia del dipinto che per altro si impose sulla base della letteratura stilistica e di valutazioni qualitative. Per quanto riguarda il disegno n. 20767 del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, esso non è così immediato come sostiene Wethey. Il disegno,a tutta figura, fu probabilmente solo un pensiero iniziale per il dipinto, forse tratto da un modello che indossava l'armatura, modificato poi da Tiziano, come sostengono Rearick e Oberhuber, quando si pose il problema di omologare al ritratto del granduca quello della sposa Eleonora Gonzaga (NTCN P2228), non essendo ancora diffuso in Italia il genere del ritratto femminile in piedi. Si deve quindi respingere la proposta di Hadeln e Wethey che il dipinto di Francesco Maria fosse stato tagliato in un secondo tempo. Un recente esame radiografico ha messo in evidenza un dipinto sottostante raffigurante un giovane ritratto di tre quarti.
Data di creazione:
1536 - 1538, sec. XVI; 1536 - 1538
Soggetto:
ritratti di Francesco Maria della Rovere
Ritratti: Francesco Maria della Rovere. Abbigliamento: armatura da cavaliere; corsaletto tedesco. Interno. Oggetti: tavolino; mazza ferrata; spada;cimiero piumato con grifo rampante.
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Estensione:
altezza: cm 114; larghezza: cm 103
Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Oggetti digitali
Indirizzo: Palazzo degli Uffizi, Piazzale degli Uffizi, Firenze (FI) - sala 28,inv. Inventario 1890, n. 926 (1890 post)
Riferimenti
È riferito da: scheda iccd OA: 09-00287428
In: Capolavori della Galleria degli Uffizi
Identificatore: work_63926
Diritti
Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Detentore dei diritti: proprietà Stato
Licenza: Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale